Ci ho pensato prima di espormi su un tema così delicato ma che tocca anche me in qualche modo e arriva a me perchè mi sento parte, non possiamo far passare sempre in secondo piano tutto, non possiamo lasciare correre, non si può sorvolare sopra ad alcune parole per le quali non si prende una posizione. Quando ho letto che dalla Lombardia, si alzava un grido di attenzione verso ciò che era appena stato definito mi sono interrogata e mi sono chiesta se davvero siamo consapevoli di ciò che stiamo vivendo e mettendo in atto. Sicuramente non posso di certo esprimermi in termini scientifici, dati statistici, termini troppo tecnici, ma credo che si possa porre un’attenzione diversa alle parole che usiamo (io per prima) devono essere ben ponderate per non entrare in conflitto con le persone e per non creare confusione. Ascoltiamo il tg, leggiamo il giornale, accendiamo la radio e da una parola possiamo trarne articoli e discorsi, ma porre l’attenzione a ciò di cui stiamo parlando è avere attenzione per ogni persona.
Caregiver è colui che si prende cura, direttamente e indirettamente non possiamo appunto essere superficiali sulle definizioni, car = auto è diverso da care = cura questo significa che l’attenzione e la cura passano prima di tutto attraverso le parole. E in questo momento così particolare l’attenzione non va tolta, perchè l’ombra che può formarsi intorno non diventi silenzio assoluto.
E’ sempre il linguaggio a fare la differenza, sto imparando che il linguaggio è la prima forma di espressione e appunto deve essere ben ponderato sulle situazioni, e di conseguenza il giudizio che ne deriva, arriviamo da forme di giudizio, da occhi che guardano e scrutano e parole che giudicano, per primi noi ci auto giudichiamo ma questo non fa che abbassare la nostra consapevolezza di ciò che possiamo e riusciamo ad essere.
Se cambiamo pensieri e parole, cambiano anche le esperienze che viviamo. Non ha importanza la nostra provenienza, quello che conta è che possiamo realizzare dei cambiamenti positivi.
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