Mi muovo in un corpo che non ha la migliore delle andature, e ogni giorno in ogni ambiente devo interagire con qualcuno che pensa che la mia semplice esistenza su questo pianeta sia una barzelletta. Quando ero piccola e camminavo in un posto pubblico controllavo a distanza per capire chi sarebbe stato il primo a dire qualcosa, inevitabilmente qualcuno lo faceva nella maggior parte dei casi era un “non è carina” o un “guarda quella” oppure ancora “c’è una nana, dove sta andando”. Ma a volte quelle domande avevano un senso più crudele che entrava nel profondo, era qualcosa di più oscuro. Si mettevano le mani sulla bocca e ridevano cercando di guardare altrove ma intanto avvisavano i loro amici. Ho imparato a leggere il labbiale a forza di vedere persone pronunciare sottovoce la parola “nano”, “eccola”, “sta arrivando”. Andare a fare la spesa, andare in farmacia, fare colazione al bar, è come avere i miei paparazzi, certe volte non cercano nemmeno di nascondere il loro divertimento. Cammino in un centro commerciale, oltrepasso un negozio qualcuno mi vede e allora porta tutta la famiglia davanti alla vetrina del negozio a ridere e prendersi gioco di me. La mia vita per loro è uno scherzo, allora chi mi conosce mi dice: “cerca sempre di mostrare che è normale, che va bene così”. E per me va bene così, non può essere diversamente. Ho pensieri, sentimenti e desideri come gli altri, vivo da un punto di vista differente, vedo le cose sotto un’altra lente, e mi chiedo ma la normalità cos’è?
top of page
bottom of page
Comments