#ciòchenonsiconoscevaesplorato: il mondo del nanismo e il linguaggio.
In generale chi soffre di nanismo acondroplasico proietta il proprio corpo
in un futuro che non arriverà mai per come lo si immagina: non si diventa alti, non si cresce in altezza a tempo debito, come se abitassimo due parentesi,
una formata dalla gambe e una dalle braccia dentro le quali restare, dentro le quali il mondo si apre e si hiude.
Il mondo di chi convive con acondroplasia è un mondo sconosciuto alla maggior parte delle persone. Siamo quelli con le braccia corte, le gambe storte e con la testa grande.
Quello che mi stupisce, mi colpisce, mi spaventa, mi incuriosisce di più è la facilità con la quale le parole vengono utilizzate, leggo, sento, vedo, molto spesso anche personaggi molto famosi che soprannominano i propri figli come “nanerottoli”, ogni volta che sento quella parola mi fa rabbrividire, come fai a chiamare tuo figlio: nanerottolo, come fai a dirgli “bella nana come stai”? Con quale forza, coraggio, pensiero pronunci quella parola, che ha un significato del tutto diverso da ciò che va ad esprimere in quel momento? Perché non pronunciare semplicemente il suo nome o un nomignolo, piuttosto che un “aggettivo”, le parole creano il linguaggio e il pensiero.
La crescita autentica non può prescindere dall’esperienza della diversità e nella diversità scoprire la possibilità nascosta o svelata, resa possibile o alla ricerca della possibilità ma mai negata per l’espressione piena e vera della persona.
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