Si dice che i pensieri creano parole e le parole creano azioni. Noi però dobbiamo lavorare al contrario, sul linguaggio per cambiare il pensiero, perché abbiamo un’idea sbagliata di disabilità. Se cambiamo pensieri e parole, cambiano anche le esperienze che viviamo. Non ha importanza la nostra provenienza, non conta quanto sia stata difficile la nostra infanzia, quello che conta è che possiamo realizzare dei cambiamenti positivi. Si tratta di un concetto potente e, allo stesso tempo ci libera. Il bello è che, se penso che sia così per me, diventerà vero anche per gli altri. Non esitare a fare domande sulla disabilità, non sono le domande che spaventano ma gli occhi che sondano in cerca di risposte automatiche che non esistono, esiste solo l’esperienza della persona nella sua globalità e non prendendo un pezzo di se e un pezzo di ma ma tutto ciò che la costituisce, esiste appunto la disabilità che quella persona vive con il proprio corpo “obbligato” e stretto in quella “limitazione” ma prima di tutto c’è la persona, il resto è una “caratteristica”. Ognuno a modo suo crea il mondo.
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